Si volta verso la porta, va sulla soglia; sprizza sotto la pergola l’assaggio in un guizzo liquido. Che riavvicinandosi sia soddisfatto è annunciato dal suo lodare la gromma in generale e particolarmente: questa vale comunque più della feccia stessa che, dalla botte, esce a chili, mentre la gromma sì e no a etti, in poche tacche di una bilancia che a bocca spalancata le mostra ridendo, facendola tintinnare, con cenni giocolani di volerci battere i cugini uno per uno sopra le zucche. <Assalivata. Buona, buona.>