× אתם יכולים לשנות את שפת האתר על ידי לחיצה על הגלובוס בצד השמאלי של הכותרת העליונה.
×

דוגמאות תרגום שהועלו על ידי המתרגם עצמו.

מומלץ לבקש מהמתרגם לתרגם עבורכך דוגמת תרגום קצרה של עבודתך כדי להתרשם.

דוגמאות תרגום

טקסט מקורי

rom the beginning I believed whatever I was told, downright lies even, about how best to behave, although I had my own inclinations. At an age when other Nigerian girls were masters at ten-ten, the
game in which we stamped our feet in rhythm and tried to outwit partners with sudden knee jerks, my favorite moments were spent sitting on a jetty pretending to fish. My worst was to hear my mother’s shout from her kitchen window: “Enitan, come and help in here.”
I’d run back to the house. We lived by Lagos Lagoon. Our yard stretched over an acre and was surrounded by a high wooden fence that could drive splinters into careless fingers. I played, carelessly, on the West side because the East side bordered the mangroves of Ikoyi Park and I’d once seen a water snake slither past. Hot, hot were the days as I remember them, with runny-egg sunshine and brief breezes. The early afternoons were for eat and sleep breaks: eat a heavy lunch, sleep like a drunk. The late afternoons, after homework, I spent on our jetty, a short wooden promenade I could walk in three steps, if I took long enough strides to strain the muscles between my thighs.
I would sit on its cockle-plastered edge and wait for the water to lap at my feet, fling my fishing rod, which was made from tree branch, string, and a cork from one of my father’s discarded wine bottles. Sometimes fishermen came close, rowing in a rhythm that pleased me more than chewing on fried tripe; their skins charred, almost gray from sun-dried sea salt. They spoke in the warble of island people, yodeling across their canoes. I was never tempted to jump into the lagoon as they did. It gave off the smell of raw fish and was the kind of dirty brown I knew would taste like vinegar. Plus, everyone knew about the currents that could drag a person away. Bodies usually showed up days later, bloated, stiff and rotten. True.

טקסט סופי

Fin dall’inizio ho creduto a tutto quello che mi dicevano su come ci si deve comportare, persino alle bugie più evidenti, anche se avevo le mie preferenze. All’età in cui le altre bambine nigeriane erano maestre di ten-ten, un gioco in cui si battono i piedi a ritmo cercando di far sbagliare le compagne con improvvisi scatti delle ginocchia, i miei momenti preferiti erano quelli che passavo seduta su un pontile a far finta di pescare. I peggiori, quelli in cui sentivo le urla di mia madre dalla finestra di cucina. «Enitan, vieni dentro ad aiutarmi!».
Allora tornavo a casa. Abitavamo vicino alla laguna di Lagos. Il nostro giardino si estendeva per un acro ed era circondato da un’alta staccionata di legno che poteva conficcare schegge nelle dita più incaute. Giocavo spensierata solo sul lato ovest, perché il lato est confinava con le mangrovie di Ikoyi Park, dove una volta avevo visto strisciare un serpente d’acqua. Caldo, mi ricordo il gran caldo di quelle giornate, con raggi di sole che sembravano uovo liquefatto e brezze fugaci. Il primo pomeriggio era dedicato a mangiare e dormire: mangiare abbondante, dormire pesante. Il tardo pomeriggio, dopo i compiti, lo passavo sul nostro pontile, una piccola passerella di legno che riuscivo a percorrere con tre passi, se le falcate erano abbastanza ampie da tendere al massimo i muscoli delle cosce.
Sedevo sul bordo ricoperto di telline e aspettavo che l’ac- qua mi lambisse i piedi, lanciando la mia canna da pesca fatta con un ramo, un pezzo di spago e il tappo di sughero di una delle bottiglie di vino buttate via da mio padre. A volte si avvicinavano dei pescatori, remando a un ritmo che mi dava più piacere del masticare trippa fritta; avevano la pelle bru- ciata, quasi grigia per la salsedine seccata dal sole. Parlavano da una canoa all’altra, gorgheggiando alla maniera degli isolani. Non ero mai stata tentata di tuffarmi nella laguna come facevano loro: puzzava di pesce crudo ed era di un marrone sporco che ero certa avrebbe avuto il sapore dell’aceto. In più, tutti erano a conoscenza delle correnti che potevano trascinare via una persona. I corpi di solito ricomparivano giorni dopo, gonfi, rigidi e decomposti. Davvero.